domenica 8 giugno 2014

Di come spendere seicentoquaranta euro

Oggi ho imparato che quello che diceva Paolo Migone a proposito delle pulizie di sua moglie non era del tutto sbagliato.
Intendo, quando rideva di sua moglie che, nel prepararsi per andare a letto, faceva una capatina in bagno per depilarsi al volo e già che c'era dava pure una pulita in bagno, disinfettando le tubature del gabinetto e spolverando le piastrelle una per una, staccandole, per pulire anche dietro, ecco. Questo intendo.
Ho sempre riso di questa battuta pensando alla moglie che puliva anche dietro le piastrelle. Ho anche sempre seriamente temuto che, ascoltandola, a mia madre venisse l'ispirazione per farlo anche lei.
Ed ecco, oggi, mentre aiutavo mia madre a pulire delle piastrelle in cucina (leggi io in piedi sulla scala attaccata al tetto della cucina, lei a porgermi soprammobili e strofinacci), proprio nella zona dove qualche giorno fà (leggi settimana [leggi un paio di mesi]) si sono staccate 2 piastrelle lasciando a vista il calcinaccio che le teneva incollate a muro, ebbene oggi, quel calcinaccio era impolverato.
Ho pensato "torto non ne aveva la signora Migone a staccarle e pulire anche dietro!".

E dopo questa riflessione da perfetta casalinga disperata, penso di essere definitivamente pronta a sposarmi ed entrare a far parte del fantastico e rocambolesco mondo degli adulti.
Il mio fisico, in effetti, stava provando a comunicarmelo già da anni! Ci provava e devo dire che riusciva anche.
Che non ho più l'età per certe cose, per esempio, avrei dovuto intuirlo già da tempo.
Che stare appollaiata su una scala a 1,50 metri d'altezza saltellando sui mobili della cucina non sia una cosa che mi riesca più con quella stessa agilità di qualche anno fa' è indicativo, per esempio.
E' indicativo anche il fatto che, dopo un giorno trascorso a verniciare mobili e l'indomani talmente fisicamente provata da non riuscire a scendere i 4 famosi gradini della scala su cui ero appollaiata, forse la palestra non l'avrei dovuta abbandonare così precocemente.
Lei, la palestra intendo, ci prova a ricontattarmi. Mi richiama e mi cerca. Con mille scuse, anche subdole alcune.
E' vero, giuro.
Mi telefonano per dirmi che è da un'infinità di tempo che non mi faccio vedere ai corsi, che vogliono sapere se è tutto ok e se mi va di passare, un giorno, giusto per parlare o fare qualche nuova attività. Un'altra volta mi telefonano per dirmi che c'è una nuova addetta alla reception, Valentina. Mi chiedono di fissare un appuntamento con Valentina, in modo da conoscerci e cominciare questa nuova avventura insieme.
Mi chiamano spesso, ultimamente, a volte anche con motivazioni che sanno tanto di pretesto per dire altro, non so. Come se sotto sotto, in fondo, avrebbero ben altro da dirmi.
Le telefonate si concludono sempre con un causale e buttato lì "ah, a proposito, già che ci stiamo sentendo, ti volevamo ricordare che dovresti saldare l'ultima rata dell'abbonamento annuale".
Che cari. Mi vogliono così tanto bene che mi chiamano spesso per dirmi che non ci vediamo da tanto.
In effetti per loro sono il prototipo del migliore cliente: un'iscritta che paga ma che non si fa vedere, che quindi non sporca nemmeno gli spogliatoi! Per loro sono una gallina dalle uova d'oro. Per me, i 320 euro peggio spesi della mia vita.
Con 2 anni di iscrizione ci avrei potuto comprare un paio di Rockstud di Valentino, rosa fuxia, bellissime, con le borchie dorate e color cipria... tanto la ciccia è sempre tutta lì, ma almeno l'avrei fatta camminare su un paio di bellissime scarpe Valentino!

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