sabato 6 ottobre 2012

Del mio viaggio tedesco

C'è la nonna a cui vuoi bene e che quando la vai a trovare lei ti ringrazia e ti offre biscotti e merendine per coccolarti, c'è la nonna a cui vuoi bene e che quando entri a casa sua, ti dirigi dritto verso il frigorifero per scovare resti del pranzo e piatti già pronti per la sera. Certe volte attingi direttamente dalle pentole ancora sul fuoco. C'è la nonna che segue Affari Tuoi e parla con la televisione suggerendo al concorrente quale pacco aprire. C'è la nonna che guarda Quel-Programma-Dei-Pacchi e commenta le scelte del concorrente come sempre sbagliate, a prescindere che siano buone o meno, perchè ha poco chiare le regole del gioco. C'è la nonna atletica, che viaggia e utilizza la cyclette. E c'è la nonna che cammina lentamente e con le gambe un poco curve. C'è la nonna che c'è e quella che non dimenticherai mai.

Fine premessa.
Oggi vi parlerò di come ho capito finalmente il senso dei luoghi comuni sui tedeschi. Ho un amico, sempre quello, che ha vissuto diverso tempo in Germania. Questo amico, negli anni, ci ha raccontato, criticato, dato esempio, abituato, al modo di vivere e pensare dei tedeschi.
E non mi riferisco ai tedeschi nazisti che si considerano superiori e hanno il ciuffo biondo con la riga di lato. Cioè, anche a quelli: quando siamo passati da quel mercato artigianale, dove ognuno vendeva la roba coltivata o prodotta da sè, ho tirato un sospiro di sollievo quando accanto ai saponi esposti, ho visto la teca con dentro l'alveare delle api!
Sono stata a Francoforte.
Ed oltre ad aver mangiato costantemente salsiccie buonissime e wurster deliziosi, ho potuto ammirare il modus vivendi dei cugini d'oltralpe.
Attenzione, non sto parlando dei francesi, loro, si sa: ti stanno riempendo di parolacce o ti stanno rubando ventisei euro, lo dicono con quella loro lingua elengante e chic e tu rispondi solamente "mercì".
Il tassista francese, per esempio, ci ha fatto pagare 26 euro invece di 12 e noi l'abbiamo ringraziato.
I tedeschi invece, sono gentili, sorridono, stanno nel loro quadrato in ordine e in religioso silenzio, ma quando si offrono ti portarti da bere nella loro lingua incomprensibile e inferocita, tu pensi subito "questo qui è armato".
Alla fermata del tram c'erano dei ragazzini che scherzavano fra di loro, come a volte fa mio cuginetto coi suoi compagni di classe, e io ho pensato subito che stessero litigando. Fossero stati a Palermo, con quei toni, avrebbero già uscito i coltellini!
Non lo so spiegare.
Per spostarci da Parigi a Francoforte abbiamo preso un pullman. Il viaggio l'abbiamo subito ribattezzato La-Versione-Pullman-Dell'Aereo-Più-Pazzo-Del-Mondo, si capiva subito. Da quando volevamo sistemare i bagagli e l'autista, tedesco, urlò qualcosa a mia sorella del tipo "non parlo inglese e nemmeno francese, solo tedesco". Con tono del tipo "arrangiatevi!".
Parlava in quel tedesco che non si capisce, ma che sai benissimo cosa intende dire. Questo signore, che per brevità chiameremo Hitler, ha dato subito prova della sua tedeschità, ritirando i nostri biglietti e dandoci in cambio delle card che avevano il seguente scopo: se non avevi la card, non potevi salire sul pullman. Se arrivavi in ritardo e non avevi fatto in tempo a scambiare il biglietto con la card, non potevi salire sul pullman. Se non capivi il tedesco e quindi non avevi scambiato il tuo biglietto con la card, non potevi salire sul pullman.
Dopo aver distribuito le card ai più svegli e presenti, Hitler ci urlò qualcosa tipo "manca mezz'ora all'imbarco, andatevene da qualche altra parte! Sciò! Via!".
Trascorsi i 20 minuti, l'amico Hitler ci fece salire sul pullman lasciando giù la gente che a lui non piaceva. Una signora di colore, arrivata in ritardo, incinta, con 2 valigie più grandi di me, un figlio, senza scarpe e con un fiatone che manco dopo 3 ore di spinning, resta giù.
Hitler non la voleva. I suoi bagagli sì ma lei no. Lei agitandosi perse persino la parrucca. Lui impassibile chiamò la sicurezza. Lei insistente e arrabbiata battè i pugni sul pullman. Lui impassibile chiuse la porta. Lei scioccata rincorreva il pullman e urlava.
Noi sconvolti.
Ci incamminiamo.
L'amica di colore della signora di colore con parrucca, alla fine, riesce a salire. Non so perchè lei sì e l'amica no. Entrambe avevano la parrucca, ed entrambe erano di colore. Inoltre entrambe avevano un figlio. La Salita però aveva le scarpe. Forse non si può salire su un pullman tedesco senza scarpe.
L'amica Salita comincia a lamentarsi con Hitler e prende posto davanti. Hitler la rimprovara e le dice di sedersi dietro. Davanti non voleva nessuno. I posti davanti erano "riservati".
Partiamo, e col pullman quasi pieno ci allontaniamo da Parigi.
Verso sera il pullman faceva fermate anche negli alberghi Disney, raccattando anche lì gente che doveva andare a Francoforte. La gente che saliva doveva andare dietro. I posti davanti sempre riservati. Tutti dietro.
Il pullman pieno.
All'ultima fermata sale un ragazzo. Hitler: "vai dietro!". Il ragazzo va dietro, ma non c'è posto. Hitler intanto si incammina di nuovo. Il ragazzo torna davanti e dice ad Hitler che non c'è posto. Hitler risponde: "ho detto dietro!". Il ragazzo torna dietro e non trovando posto, ne' volendo disobbedire ad Hitler, si siede per terra, nei gradini che danno sul bagno puzzolente del pullman.
Passano delle ore e il ragazzo resta sui gradini, in un viaggio che doveva durare un'intera notte. Diciamo al ragazzo: "ma scusa, giovane, torna da Hitler e digli che non c'è posto! Non puoi restare per terra!". Il ragazzo, dopo varie titubanze, torna avanti e dice ad Hitler che non c'è posto. Hitler "impossibile. C'è un pullman di 50 posti e tu mi dici che non c'è posto!". Il ragazzo "ma non c'è posto!", Hitler ferma il pullman.
In autostrada.
Hitler ferma il pullman e va in fondo a verificare. Conta i posti, conta i presenti, e appura che 50 meno 50 fa zero e quindi non c'è posto. Toglie il cartellino "riservato" e fa sedere il ragazzo davanti.
Il viaggio continua, chi riposa, chi chiacchera.
Durante la notte, la donna di colore con parrucca comincia ad urlare, qualcuno quindi la schiaffeggia (?). Forse era sonnambula. Mia sorella, inspigabilmente, ipotizza la presenza di un topo che ha fatto spaventare la signora di colore con parrucca.
Malgrado i dolori alle gambe per la posizione anti-topo-presunto e il sonno interrotto, arriviamo a Francoforte sani e salvi.
Alla fine i tedeschi non uccidono! E' solo la lingua che inganna...